Ifis stoppa le trattative con Credito Fondiario, questione di governance
Si sono definitivamente arenate le trattative tra Banca Ifis e Credito Fondiario per la creazione di un nuovo operatore nei crediti deteriorati, i cosiddetti non performing loans (Npl). Una notizia che ha mandato al tappeto Banca Ifis che cede oltre il 7,5% a 14,6 euro (minimo di giornata toccato a quota 14,56 euro), accusando anche la debolezza dell’intero comparto bancario (per via dei numeri trimestrali snocciolati sta mattinata di Deutsche Bank)
L’annuncio ufficiale della fine dei negoziati è arrivato nel pomeriggio dopo l’esclusiva siglata ad agosto e la proroga annunciata a inizio ottobre. I termini sarebbero scaduti domani. “Il consiglio di amministrazione di Banca Ifis ha deliberato di abbandonare definitivamente le trattative con Credito Fondiario e pertanto di non passare alla fase di due diligence, in ragione delle difficoltà incontrate nella definizione di un accordo negoziale soddisfacente per entrambe le parti in termini di assetti di governance“, spiega il gruppo di Mestre in una nota.
“Il mercato dei Non Performing Loans è e rimane strategico per Banca Ifis – precisa l’amministratore delegato Luciano Colombini -. Il nostro obiettivo è mantenere le condizioni per continuare a generare valore in futuro anche in presenza di un contesto regolamentare in evoluzione, continuando a investire sia nell’acquisto di portafogli sia nell’attività di servicing”.
Il problema della governance, come esplicitamente chiarito da Ifis nella nota odierna, non è stato superato. Bisogna ricordare che l’azionista di Credito Fondiario (con una quota di controllo) è il fondo Elliott. Lo stesso fondo guidato da Paul Singer che ha una quota nel Milan e in Telecom Italia, dove in passato ha dato battaglia ai francesi di Vivendi per la gestione della tlc italiana guidata da Luigi Gubitosi.